Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Dopo il successo ottenuto in Emilia, si avvia una verifica tra le forze di governo. E’ notevole l’impegno del presidente Giuseppe Conte nel serrare le fila. Traccia punti di programma. Promette tempi rapidi di decisione. Dice: “Ho letto su qualche giornale di un confronto di qualche mese: no, assolutamente no. La gente attende risposte in tempi molto più rapidi, lavoreremo in un arco di tempo più ristretto“ E benché  i tempi non gli diano respiro, con due casi di corona virus in casa nostra, lavora senza risparmio. Aspettando i fatti, non si risparmia neppure nelle parole. Con qualche smagliatura di troppo. Per esempio, forse per rendere più forte la pressione sui partiti che lo sostengono, chiama in causa tutti noi: “Non è che gli italiani ci hanno dato fiducia per prenderci del tempo e fare discussioni politico-filosofiche, noi dobbiamo marciare di corsa per definire nel giro di pochi giorni” un’agenda di priorità e “Un efficace piano di riforme”. “ 

Giovanni Pepi

Ha ragione in generale. Ma di cosa parla in concreto ? Gli italiani non hanno mai dato alcuna fiducia a questo governo, e neppure al precedente, per la semplice ragione che non possono farlo. Siamo in una repubblica parlamentare. I cittadini eleggono un parlamento e , nel parlamento, si formano le maggioranze che danno fiducia all’esecutivo. Del resto non sostengono proprio questo , e giustamente, i partners dell’attuale maggioranza giallorossa quando i leaders  avversari denunciano il contrasto tra governo in carica e risultati elettorali, tra regionali ed europee ? Adesso si cambia idea ?  Ma le smagliature non riguardano solo Giuseppe Conte. Nicola Zingaretti , segretario del Pd , è non meno impegnato del premier per il rilancio dell’azione di governo. Dichiara ad Agorà, in onda su Rai 3: “Ora calma e gesso e pancia a terra: il governo deve dimostrare che l’attestato di fiducia ottenuto in Emilia Romagna se lo merita e mettere in campo una stagione di cambiamento. “

Ma Stefano Bonaccini, vincitore indiscusso del voto emiliano, dava un taglio netto , prima del voto, al rapporto tra governo ed esito delle urne. Diceva:«Ho passato questi cinque anni ad occuparmi dei problemi dei miei cittadini e a creare opportunità di crescita e lavoro. I nostri avversari chiedono un voto per mandare a casa Conte, perché non hanno nulla da proporre per il futuro di questa regione; noi chiederemo invece un voto per il buongoverno dell’Emilia Romagna. L’Emilia Romagna è una regione molto importante e non può essere strumentalizzata per cose che nulla hanno a che fare col nostro territorio. I miei concittadini si stanno rendendo conto di questo bluff». Non diversamente lo stesso Conte aveva opinioni analoghe sul voto: ”…e’ importante, ma rimane espressione di una comunità’ regionale e non decide del destino del governo nazionale.” Una domanda per capire meglio. Si fosse perso le cose dell’Emilia non avrebbero influenzato il corso del governo. Avendo vinto, con quel voto gli elettori lo avrebbero invece rafforzato  ? Non si può che pensare all’aforisma del drammaturgo Gaston Arman De Caillavet : “Democrazia è il nome che diamo al popolo ogni volta che abbiamo bisogno di lui.” Se è così…

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