Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di MIMMA CALABRÒ

segretario generale della Fisascat Cisl di Palermo e Trapani

   Pubblichiamo il testo delle lettera aperta che Mimma Calabrò ha inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte perché lo Stato rinunci al ricorso in Corte Costituzionale contro la stabilizzazione dei lavoratori ex pip . La decisione è prevista nell’udienza del prossimo 7 luglio 

Egregio Presidente n previsione dell’udienza del 7 luglio innanzi alla Corte Costituzionale, la scrivente Federazione Sindacale Regionale, in nome e per conto di una rappresentanza di lavoratori che pure sottoscrivono la presente lettera aperta, Le richiede di voler valutare la possibilità di rinunziare a perseguire l’impugnazione dell’articolo 64 della Legge della Regione Sicilia n.18/2018 che ha stabilito il passaggio di 2655 lavoratori Ex Pip alla società regionale Resais SpA, gnazione portata avanti dal Governo da Lei rappresentato per tramite dell’avvocatura dello Stato con il ricorso n.44/2018. Infatti, siamo convinti che l’impianto legislativo posto in essere dalla Regione Sicilia rispetti pienamente il dettato costituzionale; a prescindere da ciò, occorre attenzionare la portata sociale della norma che il Governo vorrebbe rendere inefficace. Tale provvedimento, peraltro, a nostro avviso, non contrasta con il dettato del Decreto Legislativo 175/2016, in particolare con gli articoli 19, 20 e 25, che individua nella legislazione regionale esclusiva in materia (art.14 lettera p statuto Regione Sicilia) la fonte normativa chiamata a disciplinare procedimenti, attività e interventi specifici dell’amministrazione regionale necessari a una corretta applicazione delle disposizioni in tema di società pubbliche. Inoltre, il testo originale dell’art.64 è stato oggetto di modifiche a mezzo delle leggi regionali n.24/2018 e 26/2018, che non sono state parimenti impugnate da codesta Presidenza del Consiglio dei Ministri. Di conseguenza, l’impugnazione in argomento avrebbe ad oggetto una norma il cui testo originario non è più vigente.

L’eventuale esito negativo (per la Regione Sicilia) del ricorso sopra richiamato nono solo metterebbe in discussione il futuro occupazionale di 2655 dipendenti che, da oltre 20 anni, sono impiegati a vario titolo nei posti più disparati (dagli Assessorati ai dipartimenti della Regione Siciliana, dagli uffici della Prefettura a quelli della Questura, da quelli della Guardia a quelli dei Tribunali, dalle università alle scuole, ospedali o siti culturali – solo per citarne qualcuno – svolgendo svariate mansioni quali quelli di impiegati, custodi, addetti alle pulizie) ma vanificherebbe l’importante scopo sociale che, nell’agosto del 2000, dette avvio al bacino degli EX PIP Emergenza Palermo laddove, confluirono, ex-detenuti, ex-tossicodipendenti, ex-alcolisti fortemente convinti che i 2655 lavoratori c.d. “Ex PIP”, afferenti a un bacino “chiuso ed a esaurimento”, non meritano di vedere vanificare l’impegno e la dedizione che hanno messo a disposizione della collettività in oltre 20 anni di attività lavorativa di precariato. Il rimpallo di responsabilità e il procrastinare delle determinazioni per la loro stabilizzazione li ha resi, negli anni, vittime di una politica clientelare che, forte dei loro bisogni primari, li illudeva con la tanto agognata promessa di una occupazione stabile, passando da sussidiati a lavoratori stabili. Tali politiche clientelari sono state da noi sempre deprecate e quotidianamente, sempre con maggiore forza, contrastate, affermando l’importanza della cultura del lavoro e dell’affermazione dei diritti e della legalità. Anche in una terra come la nostra, tra mille difficoltà e contraddizioni, continuiamo a credere fortemente nei principi costituzionali della nostra Repubblica allorquando, nell’art.1, si afferma che l’Italia è “fondata sul lavoro” e, dunque, non sul quel precariato che, purtroppo, da eccezione è divenuto regola.

A maggior ragione vogliamo evidenziare che molti dei suddetti lavoratori, nel periodo della pandemia, sono stati impiegati e continuano ancora oggi a svolgere servizio presso le strutture sanitarie dedicate al contrasto al Covid-19. In un momento socio-economico così delicato, un eventuale esito negativo avrebbe un impatto ancor più devastante non soltanto sui lavoratori ma anche sui servizi essenziali da questi assicurati alla collettività. Egr. Sig. Presidente, siamo certi che Lei che ben comprenderà lo spirito che anima la presente lettera considerato che, qualora con l’esito del ricorso in parola non si riconoscesse il diritto alla stabilizzazione, i 2655 lavoratori Ex PIP rischierebbero di restare schiacciati tra un diritto negato e un futuro occupazionale di assoluta incertezza che getta nello sconforto migliaia di famiglie siciliane. Pertanto, nel rimettere nelle Sue mani le preoccupazioni delle migliaia di lavoratori del bacino che ripongono nella stabilizzazione la speranza di poter dare alle loro famiglie un futuro sereno, fiduciosi in un Suo autorevole intervento che colga il senso dell’emergenza sociale da noi rappresentata, rimaniamo in attesa di un Suo fattivo riscontro.