LA PARABOLA del Palermo Calcio è compiuta. Negli ultimi due mesi siamo passati dalla speranza della serie A diretta all’accontentarci del possibile spareggio; dalla iscrizione alla serie B con penalizzazioni alla scomparsa del calcio a Palermo. Poi la gara e la scelta da parte del Comune di affidare la rinascita al Gruppo Mirri.
bartolomeo romano, avvocato cassazionista, professore di diritto penale all’università di palermo
In due mesi, abbiamo attraversato sentimenti opposti ed altalenanti: siamo passati dal paradiso al purgatorio sino all’inferno calcistico. Ora, finalmente, si intravede una luce in fondo al tunnel. Certo, è un tunnel molto lungo ed in salita: ma il chiarore, lontano, è presente. Dal mio punto di vista, che sia un gruppo, una famiglia palermitana a far rinascere il calcio a Palermo è un valore aggiunto, in una terra che, per troppo tempo, è stata terra di conquista e di successivo abbandono, al massimo di un assistenzialismo che richiedeva solo voti e silenzio. Parafrasando Kennedy, non chiediamoci cosa può fare lo Stato per noi, chiediamoci cosa possiamo fare noi per lo Stato. Nel nostro caso, la famiglia Mirri si è posta la domanda e ha fornito la risposta: di questo le possiamo essere grati: questa volta, ci siamo rialzati da soli. Speriamo di iniziare a camminare e poi a correre. E dopo cercheremo, con calma, alleanze e aiuti, anche da altrove, anche dall’estero. Forti, speriamo, di un orgoglio motivato e di una stabilità riconosciuta. Grazie, intanto, ed in bocca al lupo!