NELL’APRILE DI UN ANNO FA LA MOSTRA A PALERMO . ALLA LIBRERIA DEL MARE. Poi un giro in Sicilia con grande successo. Chiedevo a Nino . Andavi nel Belice non solo per vedere, ma per scrivere e sentire. Eri cronista, eri comunista. eri in una Sicilia devastata, caduta nell’ inferno. Ma una Sicilia disfatta che aspettava, che non si sbracciava. E’ parso anche a te ?
nino giaramidaro , giornalista e fotografo
“Non vedevo le cose come comunista, ma come un irregolare molto a sinistra. E, ancora oggi, penso che la differenza fra un siciliano delle professioni, di città, col gusto dell’intrapresa e quello del latifondo, della campagna con la casa col tetto di canne e gesso e la pecora come vicino fosse molto grande. Tanto da costringere le popolazioni abituate a campieri, gabelloti e soprastanti, ad addormentare il libero arbitrio. Oltre a questo secolare modo di essere, la gente del Belice rimase inebetita nel ritrovarsi senza più non la propria casa ma il paese, tutto ciò cui era abituato e che credeva eterno. Oggi, la tecnocrazia, credo, ci spinga ancora verso l’abdicazione al libero arbitrio. “Il passato rivive ogni giorno – dice un proverbio africano – perché non è mai passato”. Speriamo che, conoscendolo, passi più presto. E le immagini sono da rivedere.