Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di Carmelo Fucarino 

Chi potrebbe mettere in dubbio l’allarme di Orlando  sulle probabili e possibili infiltrazioni delle mafie in questo colossale magna magna, imposto dallo stato di necessità della pandemia e senza possibilità tecniche di controlli e verifiche di regolari appalti. Ogni giorno i bollettini finanziari del capo del Governo e l’impiego di miliardi per ogni finalità, strumentale e sociale, industriale ed individuale, assieme ai decreti legge a scadenza immediata sulla sicurezza sanitaria si alternano ai bollettini e alle schede riassuntive delle vittime, in tutti gli stadi del morbo. Finalmente i ministeri di economia e finanza sforano quei limiti imposti dal gruppo egemone europeo e sembra che prendano coscienza delle reali condizioni della nostra economia, già da tempo in ginocchio per la fuga e la delocalizzazione delle nostre industrie.

Mi viene da ridere, quando la mia società telefonica ci tiene ad informarmi che l’operatore interviene dall’Italia. Finalmente anche il Ministero, una volta della Sanità, ora della salute, in clima salutistico a tutti i costi, si è appropriato delle sue concrete funzioni, che aveva delegato per un anno ai cosiddetti nostri difensori dalla Big Pharma, i no-vax. Certo il Parlamento è rappresentato da mascherati e finalmente tutti siamo mascherati, alla faccia dei Francesi che condannavano penalmente il fazzoletto musulmano e il burka. Sappiamo dalla creazione della Repubblica a cosa servono i decreti legge. E quanti ne abbiamo subiti ad effetto immediato in questi settanta anni per i più svariati motivi, infilandovi tutti e tutti sempre approvati dai Presidenti della Repubblica e subito in Gazzetta ufficiale.

Per rispondere ad Orlando. La questione riguarda le forze dell’ordine, a cominciare dall’arma fedele dei Savoia dislocata in tutti i paesini, come i parroci della Chiesa cattolica, poi le varie altre polizie armate, fino ai vigili urbani (cosa vigilano in atto? Non ne vedo), alla polizia postale, ferroviaria, portuale, aeroportuale, alle guardie forestali. Forse ne ho dimenticata qualcuna. E riguarda la magistratura nei suoi ordini e gradi che lavorerà certo a casa, ma senza comparenti ed avvocati. Chiusa la questione del fiume carsico malavitoso ritorno alla valanga di miliardi stanziati per scopi eterogenei. Come saranno ripartiti? Immagino in funzione delle attività industriali e spero di prima necessità. Non mi interessa la fabbrica di armi o di palloni aerostatici. E naturalmente comunque siano distribuiti in Sicilia non arriverà una lira. Se la mafia vuol cogliere l’occasione in Sicilia resterà a bocca asciutta. Se la mafia è in Sicilia. Quale altro siciliano industriale ne potrà usufruire? Una piccola fabbrichetta di aghi o spillini, una di carta igienica, di fazzolettini? E torniamo quindi all’eterna questione meridionale, termine usato nel 1873 dal lombardo Antonio Billia. Mi risuona ancora nelle orecchie il nome della gioventù, Giustino Fortunato. Mi perdonino i lettori. Ma non mi do pace. In Sicilia non ci sono industrie degne di finanziamento in questa calamità straordinaria. Mi direte: ma i generi alimentari vanno forte.

Sì, il fruttivendolo sta vendendo tutto quello che non avrebbe venduto in un anno. Ma i super e gli ipermercati sono tutti del Nord. Un fiume del nostro denaro, della nostra economia che sale a Milano, l’origine del turbamento. I poveri, i nullatenenti e i senza reddito con tutte le grandi e piccole opere di carità, dal gruppetto del quartiere ai vari mercati solidali alla Charitas, stanno ricevendo elemosine dal privato. Come d’altronde la Protezione civile. Tutti si sono armati di bontà e fa certo piacere. Il buonismo è però, dicevamo, carità pelosa. Senza offendere governanti locali e nazionali, senza nulla togliere ai buoni di stagione, voglio riportare a riflessione dei saggi, io povero rimbambito, dei dati ISTAT, gli ultimi pubblicati.«Nel quarto trimestre 2019, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra una diminuzione rispetto al trimestre precedente (-0,3%) e un lieve aumento in termini tendenziali (+0,3%). Tali dinamiche risultano coerenti con la fase di rallentamento dell’attività economica che, nell’ultimo trimestre, è confermata dalla variazione congiunturale negativa registrata dal Pil (-0,3%). Dal lato dell’offerta di lavoro, nel quarto trimestre del 2019 il numero di persone occupate rimane sostanzialmente invariato in termini congiunturali, a sintesi dell’aumento dei dipendenti e del calo degli indipendenti. Il tasso di occupazione è pari al 59,2%, con una variazione nulla rispetto al terzo trimestre.

Inoltre, nei dati mensili più recenti (gennaio 2020) e al netto della stagionalità, il tasso di occupazione e il numero di occupati mostrano un calo rispetto al mese precedente.» (Per chi vuole vada al sito www.istat.it Sicilia). Naturalmente bisogna saper leggere i dati e qualcuno può dimostrare che c’è stato un incremento su una occupazione che è ora al 59,2%. E l’altro 40,8%? Sarà finalmente un periodo di festa, sperabile, come gli occupati che, se in regola, riceveranno la cassa integrazione? E ancora piango sul deserto siciliano, terra di esportazione dei pochi prodotti rimasti al Nord. Mi ricordo di una celeberrima Parmalat. Eppure ci fanno vedere, oltre alle immorali ed oscene sfilate di camion, non hanno nemmeno rispetto della morte, quello di tutte le società antiche, reparti e  strumentazione avveniristica e sperlucente e infermieri e medici che turbinano in un continuo vortice. Chi è passato nelle nostre terapie intensive sa dove si è trovato e come ne sia uscito, umiliato e felice di esserne uscito. Venga signor ministro, vengano i luminari. Vedranno la differenza tra i reietti cinesi e la misera Palermo.