Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

  Giuseppe Pezzati , presidente regionale di ConfArtigianato

INTERVISTA A GIUSEPPE PEZZATI .di GIOVANNI PEPI

La battuta è vecchia: “Con la Cultura non si mangia”. Invece per Pippo Pezzati, nuovo presidente regionale di Confartigianato, in Sicilia, proprio con la Cultura , le imprese possono crescere. Lo dice chiaro all’ ultima Convention dell’organizzazione a Palermo,  nel teatro di Santa Cecilia. Perché Pezzati?

“Ho parlato di dualità Beni culturali/Turismo. Non si può valorizzare l’uno senza l’altro. E deve esserci voglia di fare ….

, che parta dal cittadino. Dalla esaltazione dei Beni culturali ad un annullamento dell’abusivismo. Un passaggio necessario.”

Un passaggio ? Sarebbe una mutazione epocale, direi..

“Vede, negli anni Settanta c’è stato un proliferare del cemento senza organizzazione urbanistica e là dove è mancata cultura, c’è stato maggiore abusivismo

E oggi ?

“Oggi guardando i dati dell’edilizia, ci si rende conto che riqualificare i propri ambienti, le proprie case, e molte di queste sono libere, vuote, vuol dire rimettere in sicurezza rispettando le regole. ..”

Con conseguente spinta all’economia, vuole dir questo ?

“ Certo. Si innescherebbe un meccanismo che porterebbe a più lavoro e più Pil

Avete fatto i conti. Il patrimonio di siti e monumenti in Sicilia è il 10 per cento del patrimonio nazionale. Quali valori in fatturato e lavoro possono derivare da restauri e ristrutturazioni ? 

“Giocando con i numeri, con la riqualificazione di quel 10 per cento, avremmo aumenti percentuali dell’occupazione a due cifre. Avremmo insieme più lavoro e ripresa dell’edilizia più che mai bistratta negli ultimi tempi..”

Quindi con  la cultura si mangia eccome.

“Si.  Mi piace riprendere la parola “cultura”. Perché nella riqualificazione c’è l’idea della  riconversione di un’edilizia che guardi alle infrastrutture

In che senso ?

“Non dobbiamo pensare solo all’insediamento  del bene da conservare. Quando questo è riqualificato , si crea attrazione turistica, flusso dinamico di persone. I turisti oggi non vengono in Sicilia solo per i musei o per i teatri, ma anche per un rapporto con i cittadini

Quasi un turismo di relazione e conoscenze , lei dice

“Certo. Oggi non si viene solo per conoscere musei e teatri. Ma anche imprese, botteghe, qualità artigianali. Si potrebbero proporre dei veri e propri per corsi per favorire questa voglia di  conoscenza

E ci sono risorse per tutto questo? Esistono e sono adeguate?
“ Su 50 mila imprese nel campo delle costruzioni, 21 mila sono dell’artigianato. E qui vengono occupate 77 mila persone. Se una situazione in piena crisi ci fornisce questo dato, potenziando e riqualificato le infrastrutture, gli immobili, si darebbe lavoro sicuramente al doppio delle imprese, con una esponenziale aumento del numero degli occupati..”

Comments

  1. Sono d’accordo con il presidente Pezzati. Da presidente di confcommercio Palermo parlo di economia della cultura e dei saperi. Di economia del nuovo Umanesimo. Di economia della bellezza.
    Noi in Italia e in particolare in Sicilia siamo bellezza, per cultura e arte, monumenti e natura. Cui si legano
    alimentazione e gusto, turismo e design. Inoltre la bellezza è amica dell’azione virtuosa, del progresso. Evoca modernità. Contrasta la dissoluzione. È l’opposto di quel nichilismo, la malattia diffusa del nostro tempo. Non è, la nostra, una bellezza in sé. È “kalós kai agathos” come dicevano i greci. Il bello che si intreccia con il buono.
    L’Economia della cultura e dei saperi significa incitare e creare buoni esempi su cui costruire il nostro futuro di benessere. Traiamo spunto da alcuni numeri a proposito di impresa culturale: questa frutta al Paese il 6% della ricchezza prodotta, oltre 92 miliardi di euro e dà lavoro a un milione e mezzo di persone (il 5,7% dell’occupazione nazionale). La cultura ha sul resto dell’economia un effetto moltiplicatore pari a 1,8: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura se ne attivano 1,8 in altri settori, col turismo come primo beneficiario di questo effetto volano.

    Secondo alcune indagini, l’Italia è addirittura il primo Paese al mondo per la sua influenza culturale. Il Made in Italy è oggi, il terzo marchio più conosciuto a livello mondiale, dopo Coca Cola e Visa.

    Essere il paese di Leonardo e Michelangelo non basta. Ma possiamo, su grandi figure come queste creare il racconto, lo storytelling per cui, anche grazie a questa nostra storia, siamo in grado di creare la moda più bella, vini e cibo più buoni, arredi più eleganti, lo stile di vita più raffinato e apprezzato.

    Il rilievo che la cultura assume nell’economia contemporanea è la sua capacità di produrre valore mediante significati. In un’economia simbolica dove conta sempre meno il valore d’uso dei prodotti (il prodotto per quello che è) e conta sempre di più la valenza simbolica ed evocativa che esprimono e raccontano i beni e le esperienze. Il “quanto vale” contrapposto al “quanto costa” riduttivo e fuorviante in una visione della vita che mette al centro i valori. Noi non vendiamo semplicemente oggetti, definiti dalla loro utilità.

    Vogliamo vendere “significati” che generano emozioni e senso.

    Insomma quando parliamo, per il nostro Paese, di uno sviluppo centrato sulla Bellezza, non pensiamo a vuota contemplazione o a esercizi accademici di esaltazione che non ci appartengono. Abbiamo come scelta trainante la Bellezza come motore di una crescita centrata su una visione ampia dell’economia e della società.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.