Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

diu PASQUALE HAMEL

L’imbroglio dei dati Covid in Sicilia – a quanto pare sono stati sopravvalutati per incapacità e inefficienza dei funzionari preposti al rilevamento – al di là delle polemiche politiche che su queste disinformazioni sono state imbastite, ci riporta ad un tema che abbiamo, in altre occasioni, anche su questo blog,  sollevato. Parlo della burocrazia regionale che torna sul banco degli imputati per la sua palese inadeguatezza e, perfino, per la sua perniciosità per le sorti della regione. C’è intanto un discorso da fare, e lo faceva – in generale – Cassese sul Corriere, quali siano stati i processi di selezione del personale della pubblica amministrazione siciliana E facendo ciò non si può non rilevare quante volte siano state violate le norme che presiedono al reclutamento dei pubblici funzionari, di come al merito sia stata sostituita la “vicinanza”, di come la pressione di gruppi e sindacati abbia scalzato i migliori per lasciare spazio ai raccomandati, di come sia stato consolidato il metodo per cui l’avanzamento debba prescindere dal merito – trovata eccezionale, il cosiddetto galleggiamento – ed inoltre di come sia stato introdotto, subdolamente, il criterio dell’inamovibilità visto che per spostare un funzionario da un ufficio ad un altro si deve procedere al cosiddetto atto di interpello.

La Regione siciliana, per quanto mi costa, da decenni non procede a concorsi, accontentandosi di personale raccogliticcio reclutato attraverso il riversamento da enti e aziende spesso create proprio per consentire l’immissione di risorse umane o proveniente da un degenerato sistema di cooperative giovanili dove sindacati e partiti – di ogni colore – hanno messo dentro troppo spesso quanto di peggio poteva offrire il mercato. Per non parlare della professionalità, dei titolo a supporto della stessa professionalità, spesso raccattati sul mercato del laurificio o diplomificio che, grazie alla diffusione delle università telematiche o delle autorizzazioni facili a istituti privati scarsamente qualificati, sono molto diffusi. C’è ancora da rilevare come non si sia nemmeno cercato di migliorarne la qualità, ciò che normalmente si fa attraverso formazione e qualificazione, anche perché, nei pochi casi in cui questo è avvenuto, ci si è rivolti ad enti farlocchi, quasi sempre legati a sindacati e partiti, che più che formazione hanno alimentato interessi poco lodevoli. Una vergogna di cui tutti sono responsabili e, paradossalmente, nessuno è responsabile. E’ questo materiale umano, che qualcuno proditoriamente osa difendere, fa il paio con la men che modesta classe politica presente in Sicilia condiziona e condizionerà ieri come oggi, come domani la vita della nostra Regione.