Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Sergio Mattarella, capo dello Stato, interviene sul Sud. Parla chiaro ai delegati dell’ Anci: “Sarebbe gravemente sbagliato rassegnarsi a un’Italia a più velocità. Ciascuno, in ordine alfabetico: da Abano Terme a Zungri, sarà più forte se ridurremo gli squilibri tra chi abita al Nord e chi al Sud, tra chi vive nelle metropoli e chi nei piccoli centri”.

 Giovanni Pepi

Lo dice perché sa benissimo quanto la realtà sia diversa. Diamo uno sguardo allo stato delle cose che questo blog riassume. Nelle regioni meridionali il Pil pro-capite è la metà di quello del Centro Nord. La disoccupazione è prossima al 20%, ossia il doppio. Disuguaglianze e  povertà sono ampie. Le infrastrutture sono insoddisfacenti, non meno i servizi pubblici. Per riequilibrare l’occupazione tra Nord E Sud, ci vogliono , secondo lo Svimez, 3 milioni di posti di lavoro. E così il territorio  si dissolve: ancora lo Svimez calcola che  dal Mezzogiorno sono emigrati oltre 2 milioni nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017; continuando di questo passo, nel 2065 il Meridione perderà il 40 per cento della forza lavoro attiva, ossia 5 milioni di lavoratori in meno, con conseguente crollo del Pil. Se questo è lo stato delle cose , la  risposta dei governi ( non solo di quello in carica) è stata ed è sconfortante.

Non si è investito al Sud , ma disinvestito. Si dovrebbe,  per legge , destinare nel mezzogiorno il 34 per cento degli investimenti pubblici . Siamo al 28. Quali risposte a questo disastro, adesso?. Nelle furibonde polemiche sulla manovra, tra danze di balzelli e raffica di emendamenti, la questione meridionale non ha spazio. Intendiamoci. Non possiamo sognare e prospettare i miracoli. Siamo ad una economia che rallenta la corsa, nel mondo ed in Europa, ad una italia dove la crescita è zero perché il Sud è sotto zero. Il punto è nella diversità rispetto a prima. Si cambia o no ? La buone parole non mancano. Giuseppe Conte, presidente del consiglio ripete in più occasioni che “se riparte il Sud, riparte l’Italia.” Come Mario Draghi dieci anni fa fa. Come, qualche settimana fa, Fabio Panetta , direttore generale di Bankitalia. Ma la politica si muove altrove. Nicola Zingaretti propone una nuova agenda per rilanciare il governo ma del Sud non parla . Luigi Di Maio, capo politico del M5S chiede vertici per rinvigorire il programma e del Sud non parla. Matteo Renzi, lancia una linea shock per sbloccare investimenti possibili ma di priorità al Sud nulla dice. Come prima. Come sempre. Invece svolte radicali sarebbero necessarie. Guardare al Sud , principalmente al Sud, per spingere  gli investimenti possibili, per concentrare riduzioni del costo del lavoro ( come del resto lo stesso Fabio Panetta suggerisce) , per commissariare burocrazie incapaci o indolenti che congelano risorse utilizzabili.. Si sarebbe così a una visibile discontinuità che questo governo nuovo prometteva. Ma per il Sud ogni continuità è d’obbligo.

 immagine tratta dalla copertina di ZERO AL SUD un libro di MARCO ESPOSITO edito da RUBBETTINO

 

 

 

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