Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

di GIOVANNI PEPI

Gianfranco Pasquino, grande politologo, fin dalle prime battute di questa crisi di governo, ricorda le ragioni del parlamentarismo. Il popolo elegge il parlamento e nel parlamento si formano maggioranze e governi i quali al parlamento devono dar conto. Non ad altri.

 Non siamo nell’altro mondo adesso. Scrive: “Al Parlamento il governo deve rispondere dei suoi comportamenti: del fatto, del non fatto, del fatto male. Quel parlamento ha il potere di porre termine all’esistenza del governo, ma anche di trasformarlo attraverso rimpasti e persino semi-ribaltoni. Si fa così dalla Germania alla Spagna fino alla madre di tutte le democrazie parlamentari: la Gran Bretagna….” qui Ha ragione. Ma un rapporto tra parlamento e popolo elettore i gruppi parlamentari devono sentirlo come dovere politico. Invece adesso appaiono spregiudicate certe capriole. Per fare qualche esempio. Renzi non voleva prendere neppure un caffè con i Cinque Stelle, oggi vuol sedervisi a pranzo. Solo che i Cinque Stelle non hanno cambiato il menu. Dicono e pensano oggi le stesse cose di ieri quando il leader fiorentino assolutamente li avversava. Perché è possibile oggi ciò che non era possibile ieri ? Semplice . Perché oggi gli serve una intesa per evitare le elezioni e conservare seggi e posizioni di vantaggio nei numeri. Dunque ragioni di potere e di bottega prevalgono oggi su idee e valori in nome dei quali si chiedevano e si ottenevano ieri i voti del popolo elettore.

Grandi capriole anche dai Cinque Stelle ovviamente. Sono altro da Renzi, dicono , vanno con il pd ma non con lui. Solo che la maggioranza parlamentare del Pd fa capo a lui, alle sue visioni alle sue idee, le stesse contro i quali i Cinque Stelle hanno chiesto e ottenuto non pochi consensi alle urne. Il Pd sa bene che è a un passo ardito e trova l’unanimità su cinque punti di programma . Nel presentarli il segretario Nicola Zingaretti da un giudizio esplicito sul passato: “Ieri è caduto il 65esimo governo dell’Italia, uno dei peggiori della storia della Repubblica…” qui Solo che quel governo non è accidente o incidente ma fortemente voluto dai Cinque Stelle, non meno che dalla Lega, contro i quali il pd , dal parlamento , orientava elettori e militanti che ne stavano fuori. E’ semplice far capire oggi che una alleanza è possibile dopo le frontali contrapposizioni  dei mesi scorsi.?  E non deve contare qualcosa il voto del 4 marzo di un anno fa. Il pd protagonista del governo uscente chiedeva il voto per governare ancora. Il popolo elettore gli ha detto no votando in maggior misura per altri. Ora ritorna al governo e gli elettori non debbono dir nulla ? Troppe capriole pare. Non illecite, certo. Del tutto conformi alle linee del parlamentarismo come giustamente  Gianfranco Pasquino ci ricorda. Ma non sempre ciò che è lecito è opportuno. Zingaretti, tra i cinque punti, ribadisce la linea del parlamentarismo e delle democrazia rappresentativa. Contro i propositi di quella “ democrazia diretta “ ,cara ai Cinque Stelle. Il populismo , lo sappiamo , pensa a un popolo senza parlamento. Cosa non buona. Ma ora si naviga verso un parlamento senza popolo . Cosa non migliore. 23 agosto

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