Sono un giornalista che scrive, parla e fotografa. Una passione: la bici da corsa. Un sogno: riuscire a far capire anche quello che non capisco.

Il banco del governo nell’aula dell’assemblea regionale a palazzo dei Normanni a Palermo

 L’INTERVISTA CON BIANCHI di GIOVANNI PEPi

Pubblichiamo la seconda parte l’intervista a Luca Bianchi.Luca Bianchi, economista e direttore dalla Svimez ,dal 2012 al 2014 è stato assessore all ‘Economia in Sicilia e consulente de vari ministeri economici e della Commissione Antimafia . Per leggere la prima parte cliccate QUI 

Stiamo parlando di Mezzogiorno, dottor Bianchi. Ma di Sud a quel sembra , ce ne sono diversi. E mi sembra di capire che la Sicilia è la regione che va peggio.

“Lei mi ha sentito a Palermo, no?….

I dati sono chiari. Siamo alla  disomogeneità. Non riguarda tanto e solo i territori ma una profonda divaricazione tra un piccolo nucleo di imprese, sempre più competitivo e internazionalizzato che vince la sfida competitiva e un settore pubblico incapace di accompagnare questi processi..”

Imprese efficienti. Ma investono pure ?

“ Si è proprio questo il punto. Mentre il settore privato ha reagito soprattutto incrementando gli investimenti industriali, nel settore pubblico c’è stato un vero e proprio crollo della spesa in conto capitale e, come detto, della qualità dei servizi.

E in Sicilia ?

  In questo contesto già difficile,  la Sicilia emerge come la regione più lenta, perché, rispetto alla situazione pre crisi, ha perso più punti di Pil, (-12,9% rispetto al 2008 2008) e ha un bassissimo tasso di occupazione giovanile, il 26,2% nel 2017 calato di 10 punti rispetto al 36,2% del 2008”.

Secondo lei, i governi dei territori, in Sicilia e altrove, si muovono nel modo migliore per fronteggiare questa crisi? Se no, come dovrebbero cambiare?

“Il problema centrale è l’assenza di una strategia nazionale per il Mezzogiorno, come dimostra l’assenza di una visione sulle prospettive mediterranea

Questo è chiaro. Ma i territori come rispondono?

“Anche le amministrazioni locali non sono indenni da critiche. Basta vedere quanto la burocrazia incida sull’economia meridionale e sugli investimenti, per capire le responsabilità delle amministrazioni nazionali regionali e locali.

E in questo la nostra isola è peggiore o migliore ?

“ Dall’elaborazione presentata a Palermo da Confartigianato su dieci indicatori, si ricava che nel Mezzogiorno il peso della burocrazia è il doppio rispetto al Centro-Nord. E la Sicilia è la regione che sta peggio. “

Causa ed effetti ?

“ Manca una strategia per l’isola nel nuovo quadro competitivo internazionale. La sfida mediterranea non si riesce a cogliere come dimostra il ritardo nell’attuazione delle Zone Economiche Speciali

Possono funzionare ?

“ Certo. Sono un primo interessante tentativo di semplificazione burocratica e di sgravio fiscale per le aree portuali e retro-portuali. A questo si aggiungono gli inaccettabili ritardi sulla spesa della programmazione europea: al 31 luglio 2018 il Por Sicilia ha certificato spese per 40 milioni, su 5,4 miliardi, lo 0,7% contro una media generale del 7,8. .

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